Mangiare vegan e crudista a Parigi – Reportage di turismo alternativo – terza ed ultima parte


sacre-coeur-de-montmartreNella prima e nella seconda parte di questo racconto, hai potuto leggere della mia ultima visita a Parigi e degli stratagemmi adottati per mangiare crudo o, quanto meno, vegan in questa straordinaria città. La domenica mattina ho potuto assaporare un'ottima colazione con i dolcissimi mandarini comprati al mercato il giorno prima: un chilo di bontà assoluta! Usciti di buon'ora dall'albergo, abbiamo potuto gironzolare e godere dei colori del mercato domenicale allestito lungo il Boulevard Auguste Blanqui, in attesa che mia figlia ci raggiungesse. Aveva intenzione di portarci a visitare il quartiere di Montmartre, che né io né il mio compagno avevamo ancora visto.

vista dal piazzaleAppena scesi dalla Metropolitain, abbiamo iniziato a salire verso l'imponente cattedrale di Sacré Coeur: stradine ripide che si sono trasformate in gradini, contornati da un prato verdissimo, dove stavano sedute decine e decine di persone. Mi sono chiesta se prato e scale fossero sempre così affollate, o lo fossero in occasione della domenica delle palme… più probabile la prima ipotesi! Vero è che diverse persone si aggiravano tra la folla con grandi rami di un non meglio identificato arbusto dalle foglie coriacee, che sembrava avessero ricevuto in chiesa, come da noi si distribuiscono le palme intrecciate.
Ho sempre pensato che dalla posizione della cattedrale si godesse di un'ottima vista della città, e ne ho avuto la conferma! Si stendeva enorme e, all'apparenza, silenziosa, immersa in un po' di foschia che, in effetti, sarà stato più smog che altro… Curiosamente, non si vede la Tour Eiffel, coperta da alberi e case.

vicolo montmartreDopo la sosta per ammirare il panorama, ci siamo addentrati nei vicoli suggestivi del quartiere. Siamo passati davanti ad una casa dove torreggiava imponente un'iscrizione scolpita nel marmo che celebrava il soggiorno di Dalida (cantante negli anni 50-60 da noi nota anche per essere stata la compagna di Luigi Tenco).
Essendo già ora di pranzo, abbiamo consultato la fida app “Happy Cow” perché ci consigliasse un locale nella zona. Ci ha portato al ristorante vegetariano/vegano “Au grain des folies”, un minuscolo locale in Rue la Vieuville 24, con una quindicina al massimo di posti a sedere.

AugraindefolieSembrava pieno, ma abbiamo provato a chiedere ugualmente ospitalità. Con una manovra a dir poco miracolosa, la signora del locale (unica presenza, sia in “sala” che in cucina) ha fatto apparire i quattro posti per noi. Ci siamo accomodati al tavolo, rigorosamente “di recupero”, come tutto il resto dell'arredo del locale. A fianco, uno scaffale zeppo di libri e riviste sull'alimentazione vegetariana e vegana. Le tovagliette erano di plastica rosa di finto pizzo ed avrebbero potuto essere più pulite… diciamo che se avete il pallino dell'igiene ad ogni costo, forse è meglio che cerchiate altro, ma in Francia il concetto di “pulizia” e di “presentabile” è un tantino diverso che in Italia.
Chiudendo un occhio su questo aspetto, abbiamo mangiato in modo leggero e saporito, non troppo salato e senza troppa attesa. Anche se la signora si è dimenticata di portarci i tovaglioli, siamo comunque rimasti stupefatti da come, in assoluta calma e rilassatezza, riusciva ad accontentare i pur limitati commensali: tutto da sola! Ne siamo usciti sazi e soddisfatti dal pasto e la digestione leggera che ne è seguita ha confermato la genuinità dei piatti consumati.

Ci siamo, quindi, spostati ad un altro capo della città per godere di una bella passeggiata immersi nel verde. Non siamo andati, però, al Bois de Boulogne e neanche al Bois de Vincennes. Siamo arrivati in mezzo ai palazzi, fin quasi al Boulevard Périphérique. Da qui comincia un percorso pedonale alquanto singolare, denominato “Promenade Plantée”, in italiano potremmo chiamarla “Passeggiata tra le piante”, frutto della riconversione di una vecchia linea ferroviaria dismessa.

Promenade collage

Spazi carichi di fiori ed aiuole si alternano ad alberi alti, sottopassaggi e ponti, che attraversano la città per circa 5 chilometri. Anche quando sembra che la passeggiata nel verde sia finita e che si torni al grigio del cemento, ecco che i palazzi sembrano dividersi e scostarsi per farle ancora posto. Al di là, ancora verde, ombra, fiori, erba, fantasticamente rigogliosi, anche sopra locali ed attività commerciali. Tanto lunga da mettere a dura prova le nostre gambe non allenate!

quartiere-latinoAbbiamo passato il pomeriggio camminando e, una volta terminata la promenade in Place de la Bastille, siamo finiti a bere qualcosa in un locale di Rue de Rivoli: ho trovato solamente una microspremuta di arance, che mi è comunque bastata per arrivare fino a cena.
La zona, piuttosto centrale, era densa di locali etnici, molti dei quali preparavano felafel di ceci da asporto, consegnati direttamente dentro il pane pita, a mo' di pizzetta al taglio. Abbiamo deciso di provare un locale greco, dove abbiamo potuto scegliere la composizione dei piatti tra varie preparazioni (il prezzo variava a seconda del numero). Io ho preso dell'hummus di ceci, del paté di melanzane e degli champignon con le noci. Ho trovato tutto molto speziato e troppo condito, ma anche gli altri commensali sono rimasti con un senso di pesantezza e difficoltà digestiva, con overdose di sapori. Mi sono sentita oltremodo fortunata ad aver fatto una buona scorta di frutta, che in parte mi portavo appresso, in parte mi aspettava in camera.
Siamo tornati in albergo passeggiando e chiacchierando amabilmente, quasi non avessimo percorso così tanti chilometri.

tangfreresIl lunedì nel tardo pomeriggio saremmo dovuti partire, ma la mattina era interamente disponibile. Avevamo ancora una missione in sospeso, concordata con Laura e mia sorella Vanna (che ti ho presentato in questo articolo): trovare della curcuma fresca. La ricerca nei vari mercati aveva dato esito negativo ed eravamo indecisi se andare nel quartiere di Belleville, dove pensavamo di trovare diversi negozi etnici orientali di alimentari. Alla fine abbiamo optato per tentare nel quartiere cinese, proprio vicino a Place d'Italie.
Impressionante come può cambiare la percezione della città da una via all'altra!
Dopo pochi passi sembrava di trovarsi in una città asiatica: ovunque ci girassimo vedevamo occhi a mandorla e nasi schiacciati, incorniciati dal tipico ovale. Solo ogni tanto incrociavamo qualche passante con tipologia fisica più europea.
curcumafitoterapiaAbbiamo esplorato diversi negozi alla ricerca della preziosa radice arancione, da quelli che sembravano più piccoli, di una sola stanza (poi scoprivi che si snodavano come lombrichi all'interno degli stabili), ai centri commerciali più immensi, con una quantità spropositata di generi alimentari.
Buona parte della merce che cadeva sotto i nostri occhi ci era sconosciuta, anche se avevamo ormai acquisito familiarità con tapioca, dragon fruit e le grandi patate dolci che campeggiavano ovunque. Finalmente, quando ci eravamo ormai decisi a tornare indietro a mani vuote, all'ultimo tentativo abbiamo ottenuto un “oui” alla nostra domanda di “frais curcuma”. Mi aspettavo una radice della grandezza dello zenzero e invece è assai più minuta, di un colore arancio vivo. Siamo usciti dal supermarket vittoriosi, ma ho lasciato il cuore sulle montagne di annona cherimoya (vedi foto sotto) che non ho potuto gustare e portare con me, sapendo che da noi questa estate non sarà facile procurarla!cusapples

Ringalluzziti dalla missione compiuta, ci siamo diretti verso il locale 42 degrées, per testare, finalmente, un locale crudista… invece abbiamo avuto l'amara sorpresa di trovarlo chiuso, infatti ha come giorni di riposo sia la domenica che il lunedì: sui 3 giorni di soggiorno a Parigi, avremmo potuto trovarlo aperto solo il sabato! Ci è sembrato alquanto strano che un locale chiuda per ben due giorni di seguito (tra i quali la domenica). Tra l'altro, le dimensioni del locale non sono enormi, anzi molto contenute, come potete constatare dalla foto a fianco.42degree
Evidentemente gli affari sono buoni e d'altronde i prezzi del listino esposto parlano piuttosto chiaro: gourmet e bio, probabilmente non alla portata di tutti. Abbiamo ripiegato accomodandoci in un altro comunissimo locale poco distante, trattoria “da Giovanni” che, come abbiamo scoperto, sforna pizze discrete per la media della qualità parigina. Io ho consumato una buona insalata alle noci e, finalmente, mi sono ricordata di puntualizzare “pas de vinaigrette, s'il vous plait”, senza l'onnipresente salsa. Ho condito con del succo di limone e gustato con ogni papilla, saziandomi abbondantemente.
Siamo quindi passati a ritirare i bagagli, tornati a Porte Maillot e partiti per l'aereoporto di Beauvais, con molta calma.

In definitiva, la frutta che ho comprato il sabato mattina (mandarini, mele, banane, fragole e pomodori datterini) mi ha consentito di coprire molto bene le colazioni e gli spuntini tra un pasto e l'altro. Con le insalate, verdure cotte e qualche sobrio cereale, la preoccupazione di alimentarmi bene anche fuori dalla consueta zona di comfort è stata pressoché inesistente. L'ultima frutta mi ha fatto da cena ed accompagnata fino a casa.
Parigi è indubbiamente bella, un tuffo nella multietnicità, nell'arte e nella cultura, ma tornare a casa (e con Cagliari non dico poco!) ha un fascino tutto suo!
cagliari

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