RDA: è tempo di staccare le etichette – di T. Colin Campbell


tccRingrazio il Dr. T. Colin Campbell ed il Center for Nutrition Studies per avermi autorizzato a tradurre e pubblicare questo articolo. A questo link l'originale – RDA's: Time to Peel Back the Labels

Di tanto in tanto, mentre passeggio nel negozio di alimentari con mia moglie, Karen, raccolgo il coraggio per guardare i profili nutrizionali sul lato delle confezioni. Anche se ho fatto parte, di recente, di un comitato sull'etichettatura degli alimenti della National Academy of Sciences, responsabile di ridisegnare questo genere di informazioni, mi chiedo ancora cosa tutto questo significhi veramente. Le Recommended Daily Allowances (RDA – quantità giornaliera raccomandata) rappresentano i livelli di nutrienti considerati salutari dai governi e dall'industria in tutto il mondo. Ma quanto sono salutari in realtà? Vediamo cosa c'è dietro l'etichetta.

Tanto per cominciare, la RDA è proprio quello che dice di essere: è una "dose raccomandata", non un requisito minimo. Bisogna tenere presente che se si consumano esattamente i livelli di RDA per ogni specifica sostanza, vi è una probabilità molto alta (97-98%), che superiate i requisiti minimi effettivi richiesti dal vostro organismo. In altre parole, per avere margini di sicurezza, la RDA rappresenta un apporto sostanzialmente superiore a quello che realmente serve.

Perché allora così tante persone credono di dover consumare una dose uguale o superiore alla RDA? Questo perché le aziende di integratori alimentari e vitamine ci spingono a credere ciecamente nelle RDA. Per loro questa idea produce soldi, molti soldi. Affermare che il contenuto di nutrienti per porzione di un particolare prodotto si avvicina alla RDA più di quello dei concorrenti è un modo molto semplice di incrementare le vendite.

L'idea di stabilire delle dosi raccomandate di nutrienti è sorta, piuttosto ragionevolmente, quando un paio di persone hanno cominciato a porsi domande sul valore nutritivo delle razioni militari durante la seconda guerra mondiale. L'incarico di individuare quali fossero questi valori è stato, all'epoca, assegnato al Food and Nutrition Board della National Academy of Sciences. Da allora, questo autorevole comitato si è affermato alla guida della cosiddetta "buona salute", mediante l'emissione dei suoi annunci, aggiornati ogni cinque anni. Ma diamo un'occhiata a ciò che questi rapporti dicono in realtà. In primo luogo, vi è un dato RDA per ogni nutriente, suddiviso a seconda dell'età e del sesso. Ogni RDA è formata dal minimo apporto di un "singolo" nutriente, maggiorato da un ampio adeguamento del valore verso l'alto. Anche se questo rappresenta, presumibilmente, un "margine di sicurezza", non è fornito alcun intervallo (range) di valori minimi e massimi. Questo numero unico, già superiore al requisito minimo, suggerisce a molti il concetto del "più è, meglio è".

Fare soldi tramite le RDA

Gente, semplicemente non funziona così! Lo testimoniano le recenti rivelazioni sul beta-carotene. Come potreste ricordare, questo studio è stato interrotto quando gli scienziati hanno segnalato che il tasso di mortalità per cancro al polmone è stato del 28% più alto tra i partecipanti che avevano preso le massicce dosi di beta-carotene e vitamina A rispetto a quelli che avevano assunto un placebo, ed il tasso di mortalità per patologie cardiache è stato del 17% superiore. Almeno in paesi come gli Stati Uniti, dove rimpinzarsi è spesso la norma e gli integratori vitaminici sono trattati come medicinali, dovremmo preoccuparci più degli eccessi di nutrienti che delle carenze. Notate, poi, come, soprattutto le etichette sulle confezioni di vitamine, vantino affermazioni del tipo "ad alta potenza" o la formula "super-stress". Questo problema è ancora più grave quando ci dimentichiamo le buone diete salutari (con alimenti a base vegetale), nelle quali la natura produce miracoli di per sé.

Vi è anche da considerare un altro grave problema. In assenza di adeguate informazioni scientifiche, gli scienziati preposti stabiliscono RDA che tendono ad essere particolarmente favorevoli a livelli convenzionali di assunzione. Ma cosa si intende per assunzioni "convenzionali"? Si tratta dei livelli di assunzione che caratterizzano le diete ad alto contenuto di grassi, basso contenuto di fibre e ad alto contenuto di proteine ​​animali, proprio quel tipo di dieta che produce tanti problemi. Così, vi è la tendenza a mantenere basse RDA per le sostanze nutrienti di derivazione vegetale, mantenendole alte per i nutrienti di derivazione animale.

Anche quando sappiamo che è discutibile, troviamo una forte tendenza a mantenere lo status quo. Alla vitamina C, ad esempio (disponibile solamente negli alimenti vegetali), viene data una RDA di 60 mg/die, anche se ragguardevoli informazioni suggeriscono che un'assunzione di circa 200-300 mg/die sarebbe più favorevole. Ed il beta-carotene, ottenuto quasi interamente dai vegetali, non possiede nemmeno una RDA. Generalmente, il beta-carotene è visto solamente come una parte della "vera" vitamina A, chiamata retinolo, che si trova solamente in alimenti di origine animale. Le fibre alimentari, un altro nutriente a base vegetale, sono relegate alla stessa non-categoria del beta-carotene, e sono altrettanto prive di uno "status" RDA. Quando arriva il momento di definire le RDA, ai nutrienti a base vegetale non viene assegnato alcun valore oppure questo viene notevolmente sottostimato. Per averne un apporto maggiore e più adeguato, bisognerebbe suggerire di mangiare molta più frutta e verdure, cosa impegnativa da mettere in atto per gente che ama carne e patate.

Al contrario, le RDA per le sostanze nutritive di origine animale sono tipicamente distorte verso valori alti. Per fare solo un esempio, la RDA relativa al calcio (stabilita a 800-1200 mg/die) è considerevolmente in eccesso rispetto ai valori di assunzione più bassi adeguati a coloro che seguono un'alimentazione a base vegetale. Probabilmente una cifra più precisa, sulla base dei nostri sondaggi del China Project, sarebbe più vicina a 400-600 mg/die. Specialmente nel caso del calcio, la quantità di nutriente necessario è influenzata dal tipo di alimentazione consumato. Il fatto è che una dieta ricca di latticini porta con sé un bagaglio di proteine ​​extra, che causano una maggiore perdita di calcio, quindi un maggior fabbisogno. Perché allora non provare a tagliare il consumo dei prodotti lattiero-caseari in modo da avere una minore richiesta di calcio? In questo paese, circa il 60-70% (in media) di assunzione totale di calcio è fornita dai prodotti lattiero-caseari.

Le RDA hanno per lungo tempo fornito il cosiddetto fondamento per le raccomandazioni dietetiche, come la guida Basic Four Food Group, nonostante rappresentassero fondamenta instabili. Utilizzata per tanti anni come un "buon" messaggio di nutrizione generale dall'United States Department of Agriculture (USDA), la guida Basic Four Food Group è stata ideata per garantire un adeguato apporto di certi nutrienti, in particolare di quelli che hanno incoraggiato un elevato consumo di alimenti di origine animale. Come risultato, gli scienziati erano orientati a "scoprire" che le diete vegetariane erano carenti di alcuni nutrienti, come calcio, proteine ​​"di buona qualità", ferro "di buona qualità", riboflavina, quando, in verità, gli alimenti vegetali sono stati giudicati confrontandoli con standard RDA faziosi.

Attenzione al consiglio della mamma

Anche se credo che le RDA siano state per lo più il "cappio al collo" di una sana educazione alimentare, potrebbero forse avere un qualche valore nella definizione dei profili nutrizionali di grandi popolazioni. Gli standard nutritivi di riferimento, come appunto le RDA, possono fornire un'idea approssimativa nella comparazione della salute nutrizionale tra nazioni. Ma anche tenendo conto di questo aspetto, mi chiedo ancora a quale utile scopo siano servite quando gli apporti nutrizionali di una popolazione sono stabiliti da standard di riferimento prevenuti a favore di un'alimentazione povera di fibre, con un largo consumo di proteine ​​e grassi animali.

Di tutte le raccomandazioni dietetiche, le RDA sono le più antiche. A mio avviso, si sono rivelate problematiche fin dall'inizio. Fortunatamente, la guida Basic Four Food Group dell'USDA, con la sua enfasi sugli standard RDA, è ormai praticamente morta. Una fortuna ancora maggiore è rappresentata dal fatto che stiamo ottenendo le U.S. Dietary Guidelines e la Piramide Dietetica USDA, che prestano meno attenzione alle RDA e pongono maggiore enfasi sugli alimenti di origine vegetale, anche se l'accento è ancora piuttosto limitato. E poi ci sono le più recenti Piramidi Alimentari Mediterranea ed Asiatica, prodotte da un'illustre agenzia formata da consumatori benestanti, che danno molto più risalto agli alimenti di derivazione vegetale. Commenterò queste linee guida nutrizionali più recenti, i punti di forza ed i punti deboli, in un prossimo articolo.

I progressi sono penosamente lenti in quest'ambito dove la grande scienza, la grande politica e le grandi aziende ci dicono cosa mangiare. Io invece apprezzo ancora il vecchio consiglio delle nostre madri e nonne: mangia le tue verdure!

Riferimenti:
Campbell, T.C., "More Is Not Necessarily Better." Natural History, 90:12-16, 1981.

Kolata, Gina, "Studies Find Beta Carotene, Taken by Millions, Can't Forestall Cancer or Heart Disease," New York Times, Jan. 19, 1996.

T. Colin Campbell è il direttore del Cornell-Oxford-China Diet and Health Project. Si è formato alla Cornell (MS, Ph.D.) e MIT (Research Associate) in nutrizione, biochimica e tossicologia. Attualmente ricopre la cattedra di Jacob Gould Schurman Professor di Biochimica Nutrizionale alla Cornell University.

 

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