Non abbiamo bisogno di proteine animali!


ProteineNon solo non abbiamo bisogno di proteine animali… ci fanno proprio male!
Nel libro The China Study è ampiamente documentato come, in presenza di agenti carcinogeni esterni, le proteine animali si comportino da modulatore della crescita tumorale.

Il risultato di studi seri e riproducibili

Sono risultanze di studi scientifici, i cui dati sono stati ottenuti con metodi altamente mirati per ottenere dati inconfutabili e statisticamente significativi (con uno standard di ripetitività dei test di almeno il 95%).
Da questi studi è risultato che un 20% di proteine nella dieta promuove la conversione della cellula sana in patologica, mentre una riduzione delle proteine al 5% inverte il tasso di conversione e, in certi stadi, può invertire il decorso della malattia.

Le proteine imputate di tale azione sono quelle animali e tra queste la caseina, presente nel latte e nei suoi derivati, è una delle peggiori, come afferma T. Colin Campbell tra le pagine del libro già citato: Di fatto, le proteine alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permetterci di attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il livello di assunzione.

Inoltre, le quantità di proteine somministrate con il cibo corrispondevano a quelle che noi esseri umani consumiamo abitualmente. Non ne abbiamo utilizzati livelli straordinari come avviene così di frequente negli studi sui carcinogeni. Ma non è tutto: abbiamo anche scoperto che non tutte le proteine avevano quell’effetto. Quali sono le proteine che favoriscono sempre e in grande misura il cancro? La caseina, che costituisce l’87% delle proteine del latte vaccino, favorisce tutti gli stadi del processo tumorale“.

Nel caso delle cardiopatie, una dieta che limiti le proteine evitando quelle animali può portare alla remissione completa della patologia.

Il mito delle proteine “nobili”

 

Qualcuno potrà obiettare dicendo che le proteine cosiddette “nobili” si trovano soltanto nella carne e nei derivati di origine animale. Questo è un vero e proprio mito che bisognerebbe sfatare una volta per tutte!
Le proteine nobili sono state definite tali perché contenenti tutti e otto gli amminoacidi essenziali, che non possono, cioè, essere prodotti direttamente dall’organismo umano e che sono: leucina, isoleucina, valina, lisina, triptofano, treonina, metionina, e fenilalanina. Si dà il caso, però, che entro la varietà di frutta, verdure e semi questi amminoacidi siano tutti ampiamente presenti.
E non è neanche indispensabile che tutti gli amminoacidi essenziali debbano essere presenti nello stesso pasto, per essere correttamente assorbiti ed utilizzati dall’organismo! Anche questa è una credenza ormai obsoleta, mai dimostrata con metodi scientifici, che fu avvalorata agli esordi, nel 1961, da Frances More Lappe, ansiosa di dimostrare come fosse possibile eguagliare le proteine ad alto valore biologico con un’alimentazione vegetariana.
La stessa autrice, nella revisione del suo libro “Diet for a smaller planet“, conclude che alla luce dei nuovi studi non è assolutamente necessario combinare alimenti vegetali diversi nello stesso pasto.
Anche l’American Dietetic Association, nel 2009, afferma che “A condizione che vengano consumati gli alimenti vegetali in modo variato e che venga soddisfatto il fabbisogno energetico, le proteine vegetali possono soddisfare i fabbisogni nutrizionali proteici. La ricerca indica che un assortimento di cibi vegetali assunti nel corso della giornata è in grado di fornire tutti gli amminoacidi essenziali ed assicurare in modo adeguato assunzione e utilizzo di azoto negli adulti sani; ciò significa che le proteine complementari non devono necessariamente essere consumate all’interno dello stesso pasto“.
Proteine nei legumi

Le proteine complementari

Con “proteine compementari” si intende, generalmente, quelle dei cereali e dei legumi. I primi sono carenti dell’amminoacido lisina, i secondi sono carenti di metionina. Questi amminoacidi essenziali sono definiti “limitanti” per ciascuna di queste famiglie di alimenti, in quanto la loro mancanza fa si che l’organismo possa produrre solo una quota di proteine “complete“.
In realtà, cereali e legumi si completano a vicenda, perché i primi abbondano proprio in metionina ed i secondi in lisina, formando un’accoppiata pressoché perfetta, se non fosse che il pasto rischia di appesantirsi notevolmente. Come ho precedentemente accennato, però, non è necessario che entrambe queste famiglie di alimenti vengano consumate nello stesso pasto.
Esistono, poi, gli pseudocereali e certi legumi che non mostrano queste limitazioni: ad esempio, il grano saraceno e la soia hanno un indice chimico (che attribuisce un punteggio alla presenza e varietà di amminoacidi) anche più alto di quello attribuito alla teorica proteina completa di riferimento.

Il pool di amminoacidi

Il motivo principale per cui è inutile combinare le proteine all’interno dello stesso pasto è che l’organismo le scompone, immancabilmente, in amminoacidi, che vanno a formare un pool amminoacidico (come dimostrato dal National Research Council), a cui il corpo va ad attingere per la sintesi proteica.
I tempi di permanenza nel pool differiscono da un amminoacido all’altro, ma, in definitiva, con un’alimentazione vegetale integrale, vi può essere reale carenza solo consumando per lungo tempo unicamente (monodieta) uno dei pochi cibi vegetali incompleti, e, visto che il 94% dei frutti (con esclusione, ad esempio, di papaya, pera e prugna) e quasi il 100% dei vegetali (con rare eccezioni, come il mais) forniscono proteine complete, con l’abbondanza nella quale viviamo nella società occidentale, è un’eventualità alquanto remota!
Proteine nella verdura

La quantità è importante

Campbell stesso, infine, ci informa che: “Secondo la dose giornaliera raccomandata (RDA) di proteine, noi esseri umani dovremmo ricavare da queste sostanze circa il 10% della nostra energia. Si tratta di una quantità parecchio superiore a quella effettivamente necessaria, ma dato che il fabbisogno può variare da individuo ad individuo, si raccomanda il 10% di proteine alimentari per garantire un’assunzione adeguata praticamente per tutti“.
Questo passo ci fa capire come questa percentuale raccomandata sia per molti sovrastimata rispetto alle effettive necessità dell’organismo e spiega il perché la quota proteica della dieta 80/10/10 del dott. Graham sia da intendere come tetto massimo da non superare.
Un crudista vegano che mangia principalmente frutta, con una buona quantità e varietà di verdura e pochi semi e/o noci (vedi anche Cosa mangia un crudista vegano?), in genere, introduce una quota pari a 5-8% di proteine di origine vegetale rispetto all’introito calorico giornaliero: un ottimo connubio tra quantità e qualità per la salute a lungo termine, la forma fisica e la vitalità!
Articolo di Megliocrudo.it: citazioni del testo possono essere fatte liberamente solo se si indica chiaramente che l’autore è megliocrudo.it e si inserisce un link che rimandi al contenuto originale su questo sito. Non è permessa la copia di interi articoli; per citazione si intende un estratto dal testo che non superi il 40% del medesimo.
T. Colin Campbell
La più completa ricerca su alimentazione e salute
tradotta in pratica
Be4eat

 

 

Howard Jacobson, T. Colin Campbell
Con l’approfondimento del dott. Michael Greger
sulle diete iperproteiche
Macro Edizioni

 

 

Caldwell B. Esselstyn, Michela De Petris, T. Colin Campbell, Franco Berrino, Michele Riefoli
La Bibbia del Mangiar Sano e Naturale
Seminario formativo + Interviste esclusive
Macrovideo

 

 

Condividi su