Elogio delle due ruote


Vallata di UrzuleiStanno tentando di sedurmi con l'idea di provare a guidare una motocicletta e magari prenderne una di piccola cilindrata per le uscite del fine settimana, ma io non riesco a farmi piacere il pensiero di avere un motore sotto il sedere! Per cui, per "due ruote" nel titolo intendo quelle della bicicletta: umili, utili, salutari, economiche ed ecologiche.
Andare in bicicletta è tutta un'altra cosa rispetto ai veicoli motorizzati: si fa esercizio fisico senza eccessivo carico alle articolazioni ed alla schiena, ci si può divertire ad esplorare posti nuovi, a volte inaccessibili agli altri mezzi, si può stare a contatto con la natura senza causare inquinamento, né chimico né acustico, e senza spendere soldi in carburante!
 
Nel 2004 ho avuto modo di compiere il periplo quasi completo delle coste sarde con la mia bici ibrida (telaio e manubrio da corsa e cambio da mountain bike), attrezzata con due borse, due borracce ed un po' di avventatezza. Mille chilometri tondi in dieci giorni, nel corso dei quali ho imparato un bel po' di cose rispetto all'andare in bici ed alla gestione del mio corpo durante lo sforzo prolungato.
 
Innanzi tutto ho avuto la prova che con una buona dose di determinazione e di sana "ignoranza" (di tutte le complicazioni che sarebbero potute capitare) si può fare praticamente tutto o quasi. Ho avuto modo di toccare con mano che durante uno sforzo fisico prolungato bisogna stare particolarmente attenti ai bisogni del corpo, che cambiano di momento in momento. A tratti ci si potrebbe scoraggiare, pensare di non farcela, ma la situazione è talmente mutevole che questo non è mai definitivamente detto. Si può imparare a riposare durante il movimento, in modo da risparmiare le forze, specialmente se non si dà tutto nei momenti in cui sembra di stare bene, perché si pagherebbero in seguito.
 
LaItinerariosmall sensazione di libertà che si può assaporare andando in bici può essere assoluta. Chi pedala non ha niente da invidiare alle auto ed alle motociclette che, passando in un lampo, si perdono i colori, i suoni ed i profumi della natura… e le lucertole che prendono il sole sull'orlo dell'asfalto, scappando quando sentono la vibrazione della bici, quando ormai si è abbastanza vicini da vederle andar via!
 
Sono partita con la solita tensione alle spalle, mio punto di somatizzazione, e dapprima i dolori si sono accentuati a causa della posizione sulla bicicletta. A partire dal terzo/quarto giorno, invece, questi dolori sono spariti e non ho più avuto alcuna tensione alle spalle. Ho sentito solamente l'affaticamento delle gambe alla sera, che spariva con la dormita notturna, profonda e a tirata unica.
In realtà, in questo viaggio ho sperimentato un rilassamento totale come non avevo mai provato, sia fisico che mentale. Il movimento fisico intenso e prolungato produce endorfine, che alla fine dell'allenamento lasciano una sensazione di estremo benessere.
 
Al ritorno a casa, mi sono trovata del tutto spaesata rispetto alle normali richieste della vita quotidiana, come fare la spesa o incastrare tutti i vari impegni di gestione (e meno male che avevo ancora qualche giorno di ferie!). Ho avuto la netta percezione di quanto fosse pazzesco, inutile e senza senso correre appresso a tutti i cosiddetti "doveri". Mi ero abituata, in quei dieci giorni, a pedalare, rifocillarmi e ad "essere", semplicemente… lontana dalle richieste della vita quotidiana.
In quel giro ho goduto del mio corpo e della natura come non avevo mai avuto modo di fare.
 
Ora, purtroppo, ma anche per forza, la vita quotidiana si è fatta di nuovo avanti (ancora non riesco a fare a meno di lavorare per vivere… :P), ma la consapevolezza dell'indispensabilità di ritrovare me stessa nel quotidiano è rimasta.
Non sono un'accanita sportiva. Prima di quei mille chilometri mi era capitato di uscire in bici a stagioni alterne, in compagnia di amici, per delle semplici "sgambate" in allegria. L'anno precedente all'impresa avevo comprato una bici da corsa con l'intenzione di uscire più frequentemente sulle belle strade di campagna vicino al paese dove abitavo.
 
in sellaMi sono allenata per diversi mesi, forse anche troppi. Ho passato tutto l'inverno sui rulli (supporto che si usa per allenarsi con la bicicletta dentro casa) a compiere un allenamento progressivo, che non superasse mai la soglia anaerobica (non volevo caricarmi di acido lattico). Ho allenato dapprima la frequenza della pedalata e per ultimo la forza. Quando le giornate sono allungate ho cominciato a trasporre l'allenamento indoor all'esterno ed a caricare la bici per simulare il bagaglio che avrei avuto appresso.
La settimana precedente alla partenza ho riposato completamente.
Il giro si è svolto senza particolari complicazioni, nessuna foratura, nessun incidente rilevante. La tappa più lunga è stata di 127 chilometri.
Per una "non sportiva" è stata un'impresa impegnativa, ma molto appagante e degna di essere ricordata!
 
Ora, dopo diversi anni, ho preso nuovamente in mano la stessa bicicletta con l'intenzione di adattarla al meglio per pedalare su terreno sterrato battuto. Ho, quindi, montato dei copertoncini tassellati 700×23 (stessa dimensione dei precedenti da strada) e provato ad addentrarmi tra i percorsi dell'affascinante stagno di Molentargius. Ho potuto gustare la gradevolissima esperienza di aggirarmi tra gli argini del canale e le coste dello stagno, in una natura incredibilmente viva e lontana dal traffico cittadino. Ho ritrovato le lucertole sul bordo della strada ed ammirato il volo serale dei fenicotteri, in compagnia di tanti altri ciclisti, podisti, praticanti di birdwatching, fotografi o semplici turisti sul battello da escursione.
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È proprio vero che a volte l'unico ostacolo tra noi ed una sana attività fisica a contatto con la natura risiede solamente nell'intenzione!
Lo ripeto: per il momento, nella competizione bici-moto, per me vince di gran lunga la prima… 😀
 
 
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Colgo l'occasione per ringraziare Arturo Bertolini, l'ispirato fotografo che mi ha gentilmente consentito di utilizzare quest'incantevole immagine dello stagno. Sfogliando gli album delle sue foto, non si può fare a meno di sognare! Come con questo gabbiano, talmente definito da sembrare disegnato!!!
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