Automotivazione – imparare a congratularsi con se stessi


self motivationNella nostra cultura, attraverso i secoli, abbiamo sviluppato una strana e preoccupante abitudine, quella di puntare l'attenzione sempre sul negativo. Per esempio, a scuola viene cerchiato di rosso l'errore, a casa i bambini vengono sgridati per i loro comportamenti sbagliati, i capiufficio penalizzano i loro dipendenti per le loro inefficienze. Addirittura, anche a livello di rapporti sociali, alla fatidica domanda: “Come va?”, spesso si risponde rimarcando soltanto i problemi.
Anche se non possiamo considerare del tutto negativa l'abitudine di segnalare gli sbagli, perché, spesso, soltanto in questo modo possiamo diventarne consapevoli e migliorare il comportamento errato, ricevendo continuamente stimoli negativi, inevitabilmente, la nostra autovalutazione si deteriora.

L'autostima

Immagina una persona eccezionale, con pochissimi difetti, alla quale non vengano mai rivolti complimenti, ma solo critiche. Questa persona avrà una percezione distorta delle sue qualità, perché le vengono segnalati solo i suoi errori. In una parola, avrà pochissima autostima, ossia fiducia in se stessa.
Il meccanismo che consegue a questo stato di cose tende a determinare un processo involutivo nella mente, ed è tanto più grave quanto più viene rivolto a ragazzi o bambini. La psicologia dell'età evolutiva, invece, suggerisce esattamente il contrario: è consigliabile porre un'attenzione particolare su tutto quanto è positivo e su tutti i miglioramenti, anche minimi.
Possiamo applicare questa regola anche su noi stessi, grazie alla tecnica dell'automotivazione. Anche se siamo abituati a considerare scontati i risultati positivi, dobbiamo allenarci a congratularci con noi stessi. Benché questa novità, all'inizio, comporti la possibilità di farti sentire ridicolo, si tratta di una tecnica ampiamente sfruttata e collaudata quando si vogliono conseguire o far conseguire risultati ottimali a gruppi omogenei, come, ad esempio, un team sportivo, e viene suggerita nei campi più svariati da molti esperti di psicologia e di sviluppo personale.

Chi vede tutto "in nero" ha un atteggiamento mentale negativo che si riflette nel comportamento. Si tratta di individui convinti che la loro strada sia piena di insormontabili ostacoli e fanno di un sasso una montagna invalicabile. Anche se è difficile incontrare persone totalmente negative, nella nostra società si incontrano sempre più spesso dei “negativi parziali”, che concentrano la loro visione deprimente su alcuni precisi campi di interesse.
Le persone che tendono a vedere la vita “in rosa”, invece, raggiungono quasi sempre ottimi risultati e arrivano a considerare gli eventuali ostacoli come una parte del percorso, a volte perfino utile ai fini del raggiungimento del traguardo.
Gli antichi saggi asserivano che noi siamo la somma dei nostri pensieri, alludendo al fatto che tutte le esperienze vissute che interessano il nostro pensiero entrano a far parte di noi e, continuando a sommarsi alle successive, arrivano a modificare la nostra stessa persona. Se i nostri pensieri condizionano a tal punto il nostro essere e il nostro comportamento, un atteggiamento positivo non potrà che avere ottimi influssi su ogni aspetto della nostra esistenza.

L'immagine di sé

SelfImageAlcuni decenni fa, il chirurgo estetico Maxwell Maltz ha fatto una scoperta interessante e particolare: operando cicatrici da incidenti o eseguendo interventi estetici, notò che spesso alcuni pazienti tornavano, continuando a lamentarsi per gli stessi motivi che li avevano condotti da lui. Molti vedevano ancora nello specchio la cicatrice o il naso storto e grosso di prima, sebbene Maltz mostrasse loro le foto di confronto. Egli ipotizzò, quindi, che ogni persona, a livello mentale, avesse un'immagine di sé, che definì “autoimmagine”, la cui modifica non era immediata come il cambiamento di stato reale. Notò, anche, che, ai fini della variazione comportamentale, il mutamento dell'immagine interna era più importante di quella reale.
Maltz sostenne, quindi, che è possibile modificare la propria autoimmagine: il procedimento da lui descritto consiste nel visualizzare il “sé interno” e nel ritoccare l'immagine con un ideale pennello. Il tempo necessario ad effettuare questi cambiamenti varia da ventuno a trenta giorni, e corrisponde esattamente a quello occorrente per modificare un'abitudine biologica (il tempo richiesto per abituare la mente). In seguito, ricerche effettuate da esperti di altri settori hanno confermato l'intuizione di Maltz anche in altri campi. Si è constatato, ad esempio, che il successo raggiunto da una determinata persona non è direttamente proporzionale alla sua intelligenza o alle sue capacità oggettive, bensì all'immagine che ha di sé. In altre parole, una persona sicura si sé, fiduciosa nelle proprie capacità, avrà maggiori probabilità di raggiungere il successo di un suo collega potenzialmente più capace e intelligente, ma sfiduciato. Un altro esempio di quanto l'automotivazione sia importante.

Per approfondire:
Psicocibernetica – Maxwell Maltz
Automotivazione – Anna Zanardi
Come rinforzare l'autostima – Alfredo De Marinis

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